La montagna in Slovenia è vista come un mondo astratto, fatto di alpinisti, scialpinisti, camminatori, climbers, in generale gente che vuole fare sport. Appena svalichi il confine, oltre a vedere la differenza di prezzo nei distributori di benzina, non puoi non accorgerti che lo sport è vissuto in maniera completamente diversa. Kranjska Gora, paesotto subito dopo il confine, ospita la coppa del mondo di sci, ha il trampolino per il salto con gli sci e offre un panorama incredibile di montagne, che diventano sempre più vicine non appena inizi ad arrampicarti sul passo Vršič. 

La programmazione della gita nacque già lo scorso weekend: io, Lorenzo, sette giorni fa andai in Mala Mojstrovka percorrendo il canale nord-est della via normale. Rimasi estasiato da tanta bellezza. Non appena si arriva alla sella in cima al canale si trovano le “tre sorelle” una vicino all’altra: Mala (piccola), Velika (grande) e Zadnja (ultima) Mojstrovka. Oltre a questo, solo un leggero rammarico per non aver portato gli sci, compensato dal fatto che mi promisi di ritornare. Proprio quel giorno incontrai un mio amico che saliva per il canalino della Pripravniska Grapa (grapa significa canale in sloveno) e che mi raccontò della sua bella esperienza. Al ritorno, non aspettai tempo per scrivere a Nicola riguardo il canalino: proposta che venne inoltrata agli altri giupetti e condivisa a pieni voti. 

Nei giorni successivi le cose si complicarono: un accumulo di neve proprio in cima al canale presentava una crepa e rischiava di cadere, il tutto venne segnalato dal soccorso alpino sloveno, per cui decidemmo di evitare nei quel canale nei giorni successivi. Leggendo le recensioni sulle altre vie di salita, trovammo la nostra linea di ascesa: Župančičeva Grapa, il canale più lungo, che porta direttamente in cima alla Mala Mojstrovka. 

Non nego la mia pressione nei giorni prima di partire: una cosa del genere non l’avevo ancora mai fatta, però sapevo di contare su dei ragazzi parecchio esperti sul campo, e dotati dell’attrezzatura giusta. In sostanza, mi dissi, si trattava solo di seguire il Giupet. 

Uno sguardo verso il Razor (a sinistra) e il Prisojnik (a destra)

Ed eccoci al fatidico giorno: iniziamo a salire verso il passo Vrsic, e guardando le montagne ci accorgiamo della giornata ventosa in cui ci stiamo per imbattere. Usciti dalla macchina fa parecchio freddo, quindi decidiamo di cambiarci a porte chiuse per ritardare la sofferenza.

Da sotto si vede benissimo il canalino nord-est della via normale, che sarà la nostra via di discesa, ma non si vede ancora il canale della Župančičeva. 

Saliamo le prime centinaia di metri seguendo il sentiero, per poi spostarci verso destra per andare al fatidico canale. Primo pendio verticale, mi fa un po’ di paura, perchè è ghiacciato e non so valutare ancora bene la tenuta delle picche e dei ramponi in quel terreno impervio. Ma è subito amore. 

Come dice Mauro: “io amo il ghiaccio”. Rifletto sulle sue parole e man mano che salgo mi accorgo che è quasi più facile salire sul ghiaccio che sulla neve, se non altro perchè risulta meno dispendioso dal punto di vista energetico rispetto a sprofondare nella neve fino al ginocchio. Cosa che sarebbe successa di lì a breve per portarci all’attacco vero e proprio della Župančičeva: è stato un avvicinamento breve ma per certi aspetti sofferto, a mio parere non prometteva bene la quantità di neve presente su quel pendio (era davvero troppa!), ma non sapevo cosa mi sarei perso subito dopo aver iniziato a salire il canale. 

Effettivamente la relazione sconsigliava di fare il canale dopo abbondanti nevicate. il perchè lo abbiamo capito a nostre spese. Non a caso eravamo le uniche persone che stavano salendo, forse in quel ventosissimo ultimo giorno di febbraio siamo stati gli unici a salire la Župančičeva.

La cosa davvero sensazionale è che nonostante Mauro scandisca il ritmo e noi stiamo subito dietro a lui, non appena il suo piede si stacca da terra, il buco creato dal suo passo viene coperto molto velocemente dalla neve portata dal vento. 

Si parte lungo il sentiero
e subito persi tra i mughi
Il primo canaletto ghiacciato
Sotto il passo Vršič, sopra la monumentale parete del Prisojnik

Andiamo avanti, inizia il primo muretto del canale. Le pendenze si fanno sempre più accattivanti, la neve diventa dura, però la poca esposizione e la bellezza del posto ti fanno sentire a tuo agio. Le piccozze entrano bene e ti danno sicurezza, i ramponi arrivano subito dopo . Finito il pendio ripido ritorniamo a camminare in un mare di neve su un altro pendio, meno ripido ora, che ci porta al passaggio finale della via. Stando alla relazione, è possibile salire “a piacimento”: Mauro inizia subito a fantasticare su pendii davvero ripidi e iniziamo a questionare se noi l’avremmo seguito oppure no. 

Troviamo un passaggio che sembra essere il nostro, ma subito dopo vediamo un altro pendio nevoso andare verso sinistra e salire. La pendenza sembra costante, scegliamo quest’ultimo. Incappiamo subito in un lastrone di ghiaccio: mi impongo di piantare bene le picche di modo da darmi sicurezza; sorpasso il lastrone, poi il pendio è fatto solo di neve compatta. Cerco le parti più dure perchè ho capito che mi piace quella sensazione di “solidità” su cui poggia l’attrezzatura metallica. Ma ecco che, proprio sotto la cresta dove si trovano dei piccoli accumuli, delle raffiche di vento tirano giù della polvere di neve facendola vorticare e creando un effetto “ghiaccio secco” (se così si può definire) che rende il contesto ancora più magnifico. 

Certi fenomeni naturali sono lontani da tante persone, ma molto vicini ad altre, che vogliono andare in quei luoghi, scoprire, vedere con i propri occhi. Inizi a pensare a come sarebbe il mondo se non esistessero gli alpinisti del passato, gli speleologi, i sub. Probabilmente la nostra conoscenza della Terra sarebbe davvero frivola senza il contributo di queste persone, che esplorano e vogliono spingersi in posti dove altri non sono mai stati prima. 

Ed eccoci su, ultimo salto di neve per oltrepassare il muretto che sta sul cornicione e poi siamo in cima. Una volta su ci accorgiamo che il vento è ancora più forte sull’altro versante della Mojstrovka. Ci prendiamo giusto il tempo per fare una foto, ma soprattutto per ammirare la Velika Mojstrovka, proprio davanti a noi, e il Mangart, contornato da un cumulo di nuvole. 

Nici all'attacco
Dentro la strettoia
All'uscita della prima sezione del canale
Augusto in traverso
Selfie di vetta
Uno sguardo verso il Mangart
È ora di scendere

Siamo salvi, ce l’abbiamo fatta. È stata una cima sudata, non solo per la difficoltà alpinistica, ma anche per le condizioni meteo. Però uscire dal canale mi ha dato una gioia indescrivibile. 

Gita consigliatissima se volete provare ad approciarvi con l’alpinismo invernale (fatelo magari in una giornata meno ventata di oggi!)

Grazie Giupet per l’ottima compagnia.

Lorenzo

Il cornicione sopra il Pripravniska Grapa
Alla prossima avventura Giulie Slovene
Distanza Dislivello Tempi
4,59km
712m
4h 09′

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