Invernale al Cavallo di Pontebba - Roßkofel sulla via Fausto Schiavi

Reduci da una brutta beffa, io e Johnny Esse (aka Gianluca Soncin) abbiamo una gran voglia di piantare le picche in questa stagione invernale che sembra non finire mai. A Pasqua avremmo dovuto fare il Sernio partendo in bici da casa, ma una volta arrivati al rifugio Grauzaria abbiamo trovato il bivacco invernale chiuso con il lucchetto. 

Visto il poco allenamento causato dalle varie zone gialle, rosse, arancioni scegliamo un itinerario poco impegnativo ma appagante. Optiamo per la via Schiavi al Cavallo di Pontebba e la scelta si rivela vincente fin da subito. Alle ore 7 scendiamo dall’auto e in pochi minuti siamo davanti alla capanna Winkel. L’omonimo vallone è un trionfo. Il sole, che ha già fatto capolino dalle alte cime delle Giulie, inizia subito a scaldare. Siamo pur sempre il 24 aprile.

Morfeo non vuole mollare la sua presa e cammino come avvolto in trance per i primi minuti. Giusto il tempo di scaldare i muscoli per la prima fatica della giornata: raggiungere l’attacco della via su un pendio dalla neve molto “foffa” (termine tecnico). 

Alba sul vallone Winkel
Torre Winkel e Clampil sullo sfondo
Le Giulie ad oriente

Dopo la dura salita diamo un’ultima occhiata al percorso e decidiamo la direzione da prendere. Come Pipino con Aragorn elemosino una “seconda colazione” al Gian mangiando di gran foga una barretta e dando un sorso d’acqua.

Da uomo di montagna d’altri tempi, Gian è l’opposto dello stile fast and light. Nel suo zaino potete trovare di tutto! E mi sono sorpreso a non vederlo tirar fuori il martello per piantare chiodi anche nella neve. Devo dire che vedere il compagno pronto per ogni evenienza leva un po’ di peso dallo stomaco: siamo pronti per qualsiasi eventualità. 

I primi metri di salita sono la copia del pendio per raggiungere l’attacco. Sprofondiamo un sacco e per questo optiamo per tenerci alla sinistra, dove il sole non sta ancora scaldando e la neve è piuttosto crostosa. Procedendo in questo modo copriamo una buona metà del canalone finchè una paretina sempre a sinistra cattura la nostra attenzione. 

“Oddio sì è ghiaccio puro!” esclamiamo quasi in coro. Come mosche intorno al… miele, ci lanciamo su quel muro verticale dalla rassicurante sfumatura bluastra. Le nostre attrezzature confermano la buona scelta facendo cantare il ghiaccio non appena le punte cozzano su di esso. 

Poco più di dieci metri in tutto, ma sufficienti per farci spuntare un sorriso a 32 denti! 

Il pendio di inizio
Bacio propiziatorio
In risalita dopo il muro ghiacciato

Superata la paretina ci troviamo nuovamente su una dorsale dalla neve poco invitante. Nel frattempo siamo pure sbucati al sole che scalda al punto da essere fradici in pochi minuti. Ritrovarsi nella nebbia o sotto un vento sferzante ora sarebbe un grosso problema bagnati come siamo. Fortunatamente le previsioni sono ottime, per cui continuiamo a salire traversando a sinistra sotto un muro di neve, cicatrice del distacco di una valanga. 

Alla fine del traverso superiamo un passaggino delicato su neve farinosa che ci porta a sospendere per un momento le chiacchiere e a riprendere la concentrazione. Niente di complicato ma è proprio quando si pensa di avere tutto sotto controllo che si fanno gli sbagli più sciocchi. 

A questo punto davanti a noi si apre l’ultimo canale per giungere sul panettone sommitale. Le pendenze sono contenute e la neve ancora buona. Il caldo però è al limite del sopportabile, se non fosse per il vento andrei su a torso nudo. La progressione è molto divertente e in una decina di minuti abbiamo risalito il canale. 

Da lì alla vetta è un attimo. Sbuchiamo da un piccolo muro di neve e ci ritroviamo sul pianoro della cima. La sensazione è di non essere a casa, la neve rende tutto così unico e inusuale che potremmo essere in Alaska. L’emozione della via salita e quella del panorama vengono superate solo dalla gioia nel trovare tantissime tracce e fatte (cacche in gergo tecnico) di pernice bianca. 

Arrivati alla croce è il momento di cambiarsi, le tipiche raffiche gelide che sferzano le cime della catena carnica ci fanno quasi rimpiangere la sauna di prima. Il Cavallo si conferma come sempre una vetta super gettonata, diversi sono gli ski alper che arrivano o partono nel mentre che ci rifocilliamo. 

Canalone finale
Muro del pianto
Pianoro sommitale
Picche di Gleris
Sguardo verso le carniche
Comprensorio del Pramollo
Selfie di vetta

Nessuno dei due vuole interrompere la beatitudine della vetta, ma è arrivato il momento di scendere. In pochi minuti siamo già sulle pendenze della ferrata Contin che ci accoglie con della neve a dir poco marcia. I ramponi arpionano solamente in profondità e siamo sostanzialmente distesi nella coltre bianca mentre, un passetto alla volta, arriviamo a forcella Winkel. Le condizioni sono decisamente peggiori rispetto a quelle trovate da Mauro lo scorso anno (video della salita). 

In forcella scatta la solita nota di invidia per gli sciatori che coprono in pochi secondi il versante su cui noi abbiamo speso una ventina di minuti buoni! Da qua il percorso è letteralemente tutto in discesa e, appena le pendenze diminuiscono, viene fatto testando una nuova disciplina: lo sci culo! 

Distanza Dislivello Tempi
7.55km
800m circa
5h 04m

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