Martedì sera: io e Mauro ci troviamo, come sempre, a non sapere ancora su che cima andare il giorno successivo. Lui, super gasato (in senso buono), mi spara nomi di cime nelle impervie Alpi Giulie mentre io, che tendo a ponderare a lungo la meta, spulcio l’internet per trovare una soluzione. Questa si concretizza nel Picco di Mezzodì dal Lago superiore di Fusine.

La sveglia suona alle 6.45, mi alzo dal letto e sento all’esterno le forti raffiche del gelido vento da Nord che in questi giorni sta spazzando il Friuli. La voglia di affrontare un’escursione va immediatamente sotto le scarpe, ma fortunatamente una volta salito in macchina e bevuto un buon caffè in bar gli animi cambiano e la pigrizia lascia spazio all’eccitazione per l’avventura.

Lasciamo la macchina nel comodo parcheggio del Lago superiore con il termometro che segna -4.5° ma per fortuna non c’è vento. Deprimente invece è il fatto che di neve ce ne sia ben poca, solamente pochi centimetri nella conca di Fusine e sulle montagne più alte mentre i bassi rilievi presentano a malapena una spolverata.

Iniziamo a percorrere il sentiero CAI 514/515 che attraversa il grande prato sopra al lago per poi salire in un bel bosco misto di abeti e faggi fino al bivio di Sella Colrotondo a quota 1388 m s.l.m. A questo punto prendiamo il sentiero 515 a sinistra che sale lento lungo la spalla nord-orientale del Picco di Mezzodì.

Procediamo decisi per un’altra mezz’ora fino al punto in cui facciamo una pausa ristoratrice, mettiamo i ramponi e afferriamo la picca. È la mia prima esperienza con questa attrezzatura e i primi passi sono goffi però in un attimo prendo la mano e continuiamo a salire.

Affrontiamo rapidi dei pendii abbastanza ripidi fino al punto più complicato della salita. Una placchetta di I grado (stando alle guide trovate sul web) in cui è presente un cordino con cui aiutarsi. Mauro prova ad approcciare il pendio sulla massima pendenza ma vi è presente uno strato di ghiaccio che non rende facile la salita per cui optiamo per seguire il sentiero affiancando il cordino e superare tranquillamente il passaggio.

Piantare picca e ramponi mi esalta non poco e percorriamo gli ultimi metri di dislivello in un attimo raggiungendo la vetta in poco più di 2 ore dalla macchina. La vista dalla cima del Picco di Mezzodì (2063 m) è incredibile, resa tale anche dal forte vento che spazza la vetta. Lo sguardo resta incantato dalle montagne che appaiono nitide e vicine: sembra di toccare poter toccare il Montasio e il Canin. 

Dopo aver fatto qualche foto, mi giro verso Mauro che si sta cambiando giusto nel momento in cui una raffica di vento e neve lo investe mentre è a torso nudo. Direi che è ora di scendere, per cui beviamo l’ultimo sorso di te e iniziamo la discesa.

In pochi minuti siamo nuovamente al tratto attrezzato che affrontiamo con molta attenzione, ed una volta superato, lo sono anche le difficoltà dell’escursione. Dopo una mezz’oretta di discesa togliamo i ramponi e arriviamo nuovamente al bivio. Scendiamo quindi nel bosco, cosa che, contro ogni previsione, ci impegna un poco siccome il suolo è gelato e ricoperto di foglie e aghi che mi fanno finire sedere a terra più volte del dovuto.

Alle 14 siamo nuovamente alla macchina, felicissimi per questa prima avventura del 2019!

Conteggio totale buchi dei ramponi nei pantaloni: 3 Non male come prima esperienza 😀

Distanza Dislivello Tempi
9,73 km
1075 m
3h 09m

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