13/08/2018

Per mesi abbiamo adocchiato sulla cartina Tabacco n.27 un percorso lungo, bello ed intuitivo che circonda in mod imponente la Val Resia. Leggiamo i racconti su alcuni forum online e ci chiediamo se sia possibile percorrerlo in un’unica giornata.

Per mesi non l’abbiamo affrontato, per l’impossibilità di trovare una giornata libera per entrambi e climaticamente adeguata.

Un lunedì di metà agosto, in una notte estiva e stellata passo a prendere Mauro e possiamo finalmente partire per l’Altavia resiana. Alle 5 siamo in cammino. Grazie all’aurora, il dì sta già prendendo il sopravvento sulla notte e le frontali ci sono d’aiuto solo per alcuni minuti. In un’ora e trenta minuti raggiungiamo il ricovero Igor Crasso, svegliamo e salutiamo due coppie di giovani ragazzi e proseguiamo verso la prima vetta della nostra giornata: il monte Sart.

Il tempo scorre velocemente, il sentiero anche; così ci troviamo sulla Forchia di Terrarossa senza esserci accorti del sentiero che deviava ripido a sinistra, sul versante sudovest del Sart. Poco importa; la cresta che porta dalla Forchia al Sart è incantevole, verdeggiante e colma di stelle alpine: un ottimo invito a percorrerla. Alle 8 del mattino siamo sulla prima cima del nostro percorso. Il cielo è terso, nonostante la solita afa del periodo, e noi possiamo godere di un’importante vista sulle montagne circostanti. Sul lato opposto si intravede anche il mare.

Ho bisogno di una piccola pausa, ho troppi chili di acqua nello zaino e l’ascesa rapida me li ha fatti soffrire tutti. Penso che la giornata possa essere molto calda (ultimamente in pianura si sfiorano i 40°C), per cui non mi libero nemmeno di un millilitro d’acqua (scelta prudente ma che si rivelerà non propriamente azzeccata).

Parlo con Mauro, intento ad osservare entusiasta la vicina vetta del monte Canin, tappa più alta del nostro giretto. Ho studiato la cartina con cura e so che, nonostante la vicinanza in linea d’aria, ci vorranno almeno altre 3 ore prima di arrivare là. Dobbiamo scendere al bivacco Marussich e da lì guadagnare nuovamente quota fino al Picco di Carnizza prima e al monte Canin poi. Mauro non sta nella pelle, mi dice che abbiamo già affrontato 1800 metri di dislivello in poco tempo per cui il Canin si raggiungerà in un batter d’occhio. Cerco di fargli capire che è proprio per il dislivello già percorso che saremo più lenti e più stanchi ma non mi vuole ascoltare, quindi ci mettiamo in cammino.

Il tempo ci farà capire chi dei due avrà ragione.

Scendiamo al Marussich, il sole è splendente e il paesaggio roccioso diventa brillante ai nostri occhi. Meraviglioso.
Da Sella di Grubia parte in verticale la ferrata Grasselli, che ci porta rapidamente al Picco di Carnizza. La ferrata è ben segnalata e curata, con dei passaggi aerei estremamente piacevoli. Si discende lievemente per poi riprendere l’incessante salita verso il Canin. Arriviamo in cima alle 11.30. Il cronometro mi dà ragione riguardo i discorsi fatti in cima al monte Sart.

Ci fermiamo, mangiamo, riposiamo e dopo una mezz’oretta siamo pronti a continuare la cavalcata. La fatica è sensibile ma tanto ci aspetta solo discesa, pensiamo. E ci sbagliamo.

La cresta del Canin che porta vertiginosamente verso la Sella Infrababa è idealmente in discesa, se non fosse che in mezzo ci sono i monti Pod Kaninom, Cerni Vogu, Laska Plagna e Slebe. Il crinale è lungo e le Babe sono francamente distanti.

Camminiamo, lentamente, per prestare la giusta attenzione in questo sentiero aspro, selvaggio, sul filo di lama tra la Val Resia e gli altipiani sloveni del Canin. Ma le Babe rimangono là, distanti. Proseguiamo con lo sguardo stupito ed attonito davanti al paesaggio lunare del gruppo del Canin. E’ qualcosa di estremamente diverso dagli altri paesaggi montani del Friuli.

In questo tratto l’Altavia non è molto segnalata, le tracce sono sbiadite ma fortunatamente non c’è modo di sbagliare traccia, è intuitivo che si debba proseguire esposti con un piede ad est ed uno ad ovest del crinale. Purtroppo il clima, che in pianura continua a battere oltre i 35°C, qui ci regala passaggi tra le nubi e attimi (brevi) di cielo terso. Non fa mai caldo. 
La modernità e la tecnologia ci vengono incontro e possiamo controllare con precisione quanto stiamo avanzando e quanto tempo manchi per arrivare all’Infrababa. Fatichiamo a raggiungere questa sella, la progressione è piuttosto lenta ma sempre costante.

Dopo alcune ore iniziamo a scendere, direzione bivacco CAI Manzano, lungo il ripido pendio che ci porterà all’attacco del monte Guarda. Arriviamo al bivacco ed io mi sento sensibilmente stanco. Fortunatamente mi trovo in compagnia di un compagno ideale: allenato, riflessivo, mai irrequieto e sopratutto che mi conosce. Mi concede il tempo che mi serve e non mi mette fretta.

Nonostante la fatica, mi fa riflettere: siamo a quota 1890m, il Guarda è alto 1720; davanti a noi ad un passo la Val Resia con il piccolo paese Coritis e, più lontano, Stolvizza. L’Altavia resiana scenderebbe verso questi due abitati, passando per malga Coot in cui si intravedono numerose persone che si stanno gustando un lauto pranzo. Alla nostra destra, però, c’è il lungo crinale erboso che dal monte Guarda scende dolcemente verso Ovest. Vogliamo veramente chiudere la nostra avventura rientrando da una strada asfaltata? Il sentiero vince ogni nostro dubbio e ci accoglie, pronti a percorrerlo.

Traversiamo verso Sud lungo il muro naturale che divide bruscamente la Val Resia dalla Slovenia ed in pochi minuti ci troviamo di fronte all’ultimo strappetto della nostra piacevole gita. Saliamo sul Guarda, sono solo un centinaio di metri di dislivello ma a me sembra di scalare l’Everest.

Con tenacia seguo i passi di Mauro. Ci siamo! Ora non ci resta che scattare una foto in fretta e proseguire: le nuvole si stanno addensando e non promettono nulla di buono.

Aiutati dalla morbida discesa, seguiamo la cresta osservando alcune greggi di pecore alla nostra sinistra. Superiamo agevolmente i monti Hrazon e Banora e poi, prima del monte Chila, pieghiamo verso destra addentrandoci nel bosco. Inizia a piovere, ma siamo riparati dalla faggeta. Scendiamo il ripido sentiero che ci sta portando verso Coritis e da lì, tramite la strada, raggiungiamo velocemente Stolvizza, sotto un temporale estivo che ci rinfresca e ci lava il sudore della giornata.
In lontananza vediamo la macchina che ci aspetta e subito iniziamo a fantasticare su altre uscite da inserire nella già lunga lista dei desideri. Siamo soddisfatti, felici e ci sentiamo leggeri.

Diamo un’occhiata al GPS prima di spegnerlo: siamo partiti 13 ore fa, abbiamo percorso 41 chilometri ed abbiamo salito oltre 4000 metri di dislivello. Possiamo sorridere e riposare ora: abbiamo accerchiato la Val Resia in una sola giornata.

Distanza Dislivello Tempi
22,34 km
3957 m
11h 17m

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